Ecco Pavia: la città di adozione, che mi ha accolto tra le sue braccia, più precisamente tra quelle dell’Alma Mater Ticinensis dal lontano 1987. Da allora sono sempre stato legato alla città e alla sua provincia, un territorio vasto ma di assoluta bellezza.
In lunghi anni di studio, di tirocinio e di attività professionale, mi sono accorto degli stemmi civici di questa terra eccezionale.
Ho iniziato a chiedermi quali significati fossero celati dietro questo o quell’altro simbolo. Scoprivo poco alla volta la grandezza del territorio della provincia, ambita da blasonate famiglie, palcoscenico di numerose battaglie e incuneata tra le potenze feudali di Milano, Piacenza e Tortona.
Dalle colline dolci dell’Oltrepò alle sponde rinfrescanti del Ticino, dalla campagna Pavese alle risaie della Lomellina, ho intrapreso un viaggio particolare nel tempo, partendo proprio dagli stemmi dei comuni.
Il segno totemico non mi ha lasciato indifferente. Perché il grifone, l’aquila fiera, il motto in latino, la spiga di grano, la barca, la campana, il nastro colorato, il drago? Il leone mi osservava con il solo occhio colorato; le spade incrociate mi colpivano al cuore.
Ho scoperto un mondo parallelo, specchio della storia, non quella ufficiale, tramandata e conservata gelosamente dagli studiosi, ma popolare, dei boni homines, di quelle persone che hanno dissodato le terre acerbe, degli uomini semplici che si sono nutriti dei prodotti coltivati con le proprie mani, che si sono difesi dalle devastanti inondazioni del Po e sentiti protetti nei castelli.
Tutto questo negli stemmi.
Una storia non ancora raccontata, ma svelata e aperta a chi è capace di guardare oltre il segno. L’araldica civica della provincia di Pavia, al pari delle altre province di Italia, è lì davanti a noi, sui cartelli, nelle insegne, sui frontoni dei municipi. Scorrendo da nord a sud, dall’Agogna al Rile, dal Terdoppio al Po, in questo intreccio secolare di istanze, di carte bollate, di pareri e contro pareri, di decreti, di suggerimenti, di disposizioni e di reclami, ecco che, in filigrana, è la storia di tutti noi, di ciascuno di noi e delle nostre vicissitudini tramandate nel tempo.

Carletto Genovese

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